Il culto italo- greco nell'Italia meridionale:
la Madonna dei Cerri di Monte San Giacomo (A Maronna ri Cierr')
La religiosità dei centri ubicati ai piedi del Monte Cervati è stata da sempre contraddistinta dalla devozione popolare per la Madonna di Costantinopoli. Una devozione che ritrova sicuramente le sue radici nell'attività socio-religiosa svolta dai numerosi nuclei cenobitici italo- greci che, sin dal periodo medioevale, contribuirono ad introdurre il culto per la Madonna orientale nelle regioni meridionali italiane e, quindi, in alcuni territori del Cilento e del Vallo di Diano. A suffragare ciò sono le varie chiese (o cappelle) dedicate alla Madonna di Costantinopoli erette nel circondario lucano, tra le quali vanno segnalate quella del Monte Cervati (Madonna della neve) e quella di Viggiano (Madonna di Viggiano). La stessa devozione a Maria SS.ma del Carmelo di Buonabitacolo è legata alla presenza, nel Vallo di Diano, degli Italo-Greci, a cui si deve, tra l'altro, sia la diffusione del culto di Sant'Elia, patrono della cittadina, sia la venerazione della Vergine del Carmelo (compatrona). I monaci 'orientali', in effetti, erano presenti a Padula (da cui dipendeva il casale di Buonabitacolo) nel monastero di Sanctus Nicolaus de Dominis (San Nicola delle Donne) e nell'antico monastero di San Nicola al Turone (che nel 1086 fu ceduto alla Badia di Cava).
Chiesa della "Madonna dei Cerri"
In tale contesto socio- religioso va inserito altresì il culto
particolare per la Madonna di Costantinopoli (detta dei Cerri)
di Monte San Giacomo. Il toponimo rimanda ad un'originaria leggenda divulgata
nel corso dei secoli, secondo la quale la Vergine sarebbe apparsa ad alcuni
contadini su una pianta tipica della zona, il cerro, inducendoli, quindi,
a costruire una prima edicola votiva. Tale racconto viene suffragato dalla
tradizione orale, la quale conferma che la Vergine, nei secoli trascorsi,
apparve frequentemente nei luoghi montani e, in modo particolare, sugli
alberi o tra la vegetazione; ed è il caso di Trentinara, dove,
nel secolo XVI, un pastore del posto avrebbe visto una donna di particolare
bellezza giacere sulla sommità di un leccio. In quel luogo, poco
tempo dopo, per devozione popolare sarebbe stata innalzata la chiesa in
onore di Maria. Ad Atena Lucana, invece, la tradizione orale narra di
un pastore che, messosi alla ricerca di un giovenco allontanatosi dalla
mandria, guidato dal volo di una colomba lo ritrovò inginocchiato
dinanzi ad una statua della Vergine Maria; ai piedi di quest'ultima era
fiorito un grande carpine che da sempre abbellisce l'altare maggiore su
cui troneggia la Madonna della Colomba.
A Casaletto Spartano, la leggenda (molto simile a quelle di altri paesi)
vorrebbe che una pastorella per diversi giorni notò che un animale
si allontanava dalla mandria, sicché, incuriosita, decise di seguirlo.
Dopo aver girovagato a lungo per i boschi, lo scorse mentre si abbeverava
in una pozza d'acqua sconosciuta, nei pressi della quale, tra la folta
vegetazione, si delineò la figura di una signora. In quel luogo
sarebbe stata eretta la chiesa votata al culto della Madonna dei Martiri.
Significativo, infine, è altresì un racconto tramandato
nella cittadina di Felitto, dove, nell'anno 1790, sarebbero stati rinvenuti
i ruderi dell'antica cappella della Madonna di Costantinopoli ad
opera di un contadino di Fogna, come dimostra il seguente documento:
«[ ] Allorché nel 1790, 199 anni dalla sua fondazione e 134 dall'abbandono del villaggio, ad un Pio contadino di Fogna, infermo e storpio, per rivelazione avutane in sogno, venne fatto di scoprire l'antica e smarrita cappella, coperta da folti cespugli e da antichi ruderi, che da quell'epoca tornò ad essere oggetto di culto, che man mano si propagò ed estese per i prodigi operati e sul contadino e su moltissime persone fin ne' lontani paesi della valle di Diano e del Cilento [ ]».
Secondo un'altra leggenda, la primitiva chiesa della Madonna di Costantinopoli
di Monte San Giacomo sarebbe stata edificata per la solerzia particolare
di una certa Maria Querina di Sassano, riconoscente alla Madonna per la
guarigione del proprio figlio gravemente malato. La Vergine Maria - si
racconta - le sarebbe apparsa in sogno, invitandola a far costruire il
tempio sacro in un posto da lei indicato. In tal modo la signora, con
le offerte raccolte nei centri di Monte San Giacomo, Sassano e Sanza,
provvide a far erigere la piccola chiesa votata al culto della Madonna
orientale in località Cerri e in cambio ottenne la guarigione
del proprio figlio.
Da un punto di vista prettamente storico, si può senza dubbio affermare
che la prima chiesa venne innalzata tra la fine del secolo XVIII e gli
inizi del successivo, anche se il culto potrebbe ritrovare le sue origini
nei secoli precedenti. Alcuni documenti, infatti, suffragano l'ipotesi
(confermata, tra l'altro, dalla stessa leggenda) della presenza, in località
Cerri, di un'antica edicola votiva che, sin dal periodo rinascimentale,
diede il nome originario al luogo: Santa Maria delli Valloni. E'
con tale toponimo che la località montana compare nei manoscritti
cinquecenteschi, per cui è logico supporre che una piccola effigie,
dedicata alla Madonna orientale, fosse stata eretta già tra i secoli
XVI e XVII. Solo nell'Ottocento, ovvero dopo la costruzione della chiesa,
l'antico nome Santa Maria delli Valloni lasciò il posto
all'attuale, Madonna dei Cerri. La fondazione della chiesa montana,
inoltre, comprova la presenza, negli anni addietro, di numerosi territori
coltivabili dove i contadini sangiacomesi si recavano quotidianamente
per svolgere il proprio lavoro. I cenobi e le chiese, infatti, oltre a
costituire un vero e proprio elemento di coesione religiosa per i coltivatori
di fundi, diventarono le strutture portanti della stessa attività
lavorativa e, quindi, dell'organizzazione socio-economica dei villaggi
rurali. E' pur vero, tuttavia, che allo stato attuale i numerosi terreni,
un tempo utili per la sopravvivenza delle numerose famiglie coloniche,
anche a causa dei continui flussi migratori sono scomparsi; non è
venuta meno, invece, la devozione particolare del popolo nei confronti
della Vergine d'Oriente. Ogni anno, infatti, nel mese di giugno numerosi
pellegrini, provenienti da tutti i centri del Vallo e, particolarmente,
da Monte San Giacomo, Sanza e Sassano, si recano a piedi nella suddetta
località montana per venerare una Madonna il cui culto continua
a caratterizzare la religiosità delle popolazioni lucane e dell'intero
Vallo di Diano1.
Elementi rituali
Nel mese di giugno, i Sangiacomesi, come tanti altri pellegrini dei paesi
limitrofi, si recano in località Cerri per partecipare ai
festeggiamenti religiosi e civili in onore della Madonna di Costantinopoli.
Nei giorni che precedono la ricorrenza, un corteo accompagna il quadro
votivo (la statua non è prelevabile, giacché murata) dalla
cappella montana alla chiesa madre, dove rimane fino al giorno prestabilito
(intorno alla prima domenica di giugno). Il mattino della festa, a partire
dalle ore dieci, si tiene la processione, consistente nella percorrenza
a piedi di un lungo itinerario che dalla cittadina di Monte San Giacomo
conduce nel territorio dei Cerri, dove, dopo circa un'ora di cammino,
un gran numero di fedeli assiste alla celebrazione della Santa Messa.
Sono stati soppressi i tre giri intorno all'edificio che i visitatori,
con canti tradizionali, un tempo facevano prima di entrare in chiesa.
Fino a poco tempo fa alcune donne, durante la processione, portavano in
testa u' cint' (struttura per lo più lignea addobbata con
candele e fiocchi colorati), che, successivamente, veniva posto ai piedi
della Vergine in segno di ringraziamento o per grazia ricevuta.
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1Si ringraziano, particolarmente, i parroci e gli storici dei paesi di Buonabitacolo, Trentinara, Atena Lucana, Casaletto Spartano, Felitto e Viggiano per le notizie fornite.